2014
Avanti | Mostra collettiva di Cevì a cura di Federica Boràgina
15 Ottobre – 31 Ottobre 2014 c/o Key Gallery | Associazione Carmilla via Pietro Borsieri 12, Milano (Isola)
Comunicato Stampa
“Avanti, prego, entra pure”: come si esorta un ospite gradito sulla soglia di casa. Avanti è un invito rivolto da un’infinità di persone, nascoste dentro un solo corpo, verso la moltitudine dispersa nel mondo. Come una scritta al neon all’uscita di un tunnel esorta all’azione. Andare avanti, procedere, fluire; e, al contempo, indica qualcosa venuto prima rispetto quel che c’è ora. In questo senso questa mostra di Cecilia Viganò è una collettiva-retrospettiva: raccoglie le sue molteplici personalità mostrando parte della sua produzione artistica svolta negli ultimi dieci anni. Ciò che ci aspetta è un mondo di carta, tutto bianco, carico di storie, di ricordi e soprattutto di prospettive.
“Go ahead” is an invitation sent by an infinity of people , hidden in one body, to the multitude scattered throughout the world. Like a neon exit sign at the end of a tunnel that provokes the action: Go ahead, proceed, flow but also referring at the same time to some action before now. In this sense, Cecilia Vigano ‘s current exhibition is a collective – retrospective: It groups her multiple personalities showing part of her artistic production during the past 10 years. What we can expect is a world of paper, completely white, loaded with stories, memories and , above all, prospectives.
Testo critico
“Comunque sono in un momento di confusione” mi dice Cecilia dopo avermi lasciato sbirciare dentro i suoi cassetti. La luce si è appena accesa dopo il black out e il bianco delle pareti è accecante. Non riesco a mettere a fuoco molte cose, ma vedo delle tracce, ombre e segni che mi sembrano subito sufficienti per leggere la cosmografia di un mondo che non è lo stesso che vedo intorno a me.
Cecilia Viganò ha costruito un mondo proprio, lirico, forse onirico, ma assolutamente essenziale per dare spazio alle molteplici personalità che ha sentito crescere dentro di sé e che ha amorevolmente coltivato. Ecco dunque perché questa esposizione, seppur con le sembianze di una personale, è, a tutti gli effetti, una mostra collettiva. Per essere più precisi una collettiva – retrospettiva perché raccoglie lavori che l’artista ha realizzato nel corso degli ultimi dieci anni; ma, per coerenza, è bene precisare che quel “retro” è trascurabile e ciò che conta è la prospettiva in avanti. Avanti, non a caso, è il titolo scelto da Cecilia: avanti, prima di lei, ciò che è stato, ma anche andare avanti, procedere, fluire. Avanti, prego, entra pure: come si esorta un ospite gradito sulla soglia di casa. Camminare per mondo, reale o immaginario che sia – senza dimenticare che talvolta l’uno rientra nell’altro – senza vincoli.
Senza àncora, ma ancóra.
Avanti è il titolo dei pomelli che permettono di accedere a ciò che è celato, di aprire il cassetto della fantasia.
Il centro di questa intersezione fra i mondi e le personalità è, ovviamente, Cecilia.
Da un lato il suo corpo come ricettacolo di sensazioni suscitate dall’incontro del pensiero con la realtà, restituito nella serie dei disegni Intorno a me, dall’altro le memorie, non necessariamente proprie ma di altri, che, divenute Promemoria, sono a lei affidati affinché siano fermate in un nodo stretto stretto. La ricerca artistica di Cecilia spesso si esprime proprio nella pratica del conservare, in un sottile equilibrio fra dentro e fuori, come accade nel work in progress Conservare, in cui sottili sacchetti diventano contenitore di materiali immaginari. Lo scambio fertilissimo fra reale e immaginario ricorre anche in Innestare, progetto di innesti nelle fenditure del mondo, poi documentato e condiviso sul web, grazie alla collaborazione attiva di chiunque voglia partecipare.
Ciò che non può passare inosservato è l’alfabeto e la grammatica visiva che Cecilia sceglie per disegnare la propria cosmografia: carta, matite, legno, stoffe, incisione e pittura. In altre termini una moltitudine di tecniche e materiali necessari per esprimere la complessità di una ricerca che sfugge dal miraggio del concetto per prediligere la fisicità della storia, della narrazione.
Il bianco predominate dona l’impressione di essere avvolti dalla nebbia.
Ci sono individui che riescono a vedere solo quando c’è nebbia. Cecilia (e chi scrive) fa parte di questa tipologia di persone.
“Comunque siamo in un momento di confusione” e finalmente ci sembra tutto chiaro.
Federica Boràgina
2012
Improvvisazione di segno ( Live painting ) per Seminaria sogninterra, a cura di Marianna Fazzi, Isabella Indolfi, Giulia Magliozzi
“La ricerca artistica di Cecilia Viganò è caleidoscopica così come la sua personalità. Il suo è un universo sfaccettato da cui salpare verso molteplici approdi. Fra questi, il disegno rappresenta senza dubbio fil rouge, suo mezzo di parola e di espressione privilegiato.
Durante le serate del Festival Cecilia Viganò ha dato vita e ha fatto muovere nella realtà fili, ricami, ampolle leggere e liquidi colorati. Su di un tavolino alchemico, tracce luminose e iridescenti si sono travestite da “stellieri” e alberi.
Lo stupore generato dalla performance è stato dettato dall’imprevedibilità dell’improvvisazione, consentendo all’artista di accendere storie visive e visionarie, dissolvenze dove ogni elemento incrocia e abbraccia l’altro. Nelle proiezioni oniriche sono nati “di segni” sempre nuovi che hanno dialogato con la naturale propensione di Maranola a condividere storie.
Seminaria sogninterra è famiglia, è storie da raccontare e portare fuori, pietre che riparano dal sole, persone-porta che ti invitano ad entrare; è un punto di vista privilegiato. Cecilia Viganò”
Avanti e Spalliera ( Site specifics )
“In quello che a buon diritto è considerato il più suggestivo fra i giardini di Maranola per la presenza dell’imponente torre medievale e per l’affaccio naturale sul Golfo di Gaeta, Cecilia Viganò ha realizzato il suo secondo intervento come artista residente.
Cogliendo a pieno il desiderio inscritto nelle finalità del progetto l’artista ha rintracciato il percorso fatto dai tanti semi lanciati per aria durante la scorsa edizione del Festival. E’ una costellazione di pomi quella che è germinata nel flusso del vissuto. Le storie invece sono quelle di un presepe in cui parafrasando Pavese non si può essere soli. Nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di nostro, che anche quando non ci siamo resta lì, ad aspettarci.
Maranola non è solo uno spazio geografico, è un incrocio metafisico in cui si incontrano raccontatori di storie e gente venuta apposta a cambiare rotta.”
2011
“La leggerezza e la semplicità di uno sguardo puro, quello di Cecilia Viganò. L’artista si è imbevuta delle storie e dei racconti sospesi nello spazio colloquiale che va da una panchina ad un balcone e dal bancone ad una seggiola. Ha passato il tempo giusto ad ascoltare, a fotografare per poi tratteggiare i confini di questo spazio alato. Ogni sedia posta nei dintorni delle due opere murali suggeriva: ACCOMODATI.
Le grandi macchie nere individuate dall’artista lungo il percorso sono divenuti come i grandi teli che si usavano nei drive-in d’estate. Frammenti di una storia che, lontani dai canoni della storigrafia più ufficiale, hanno cominciato a mescolarsi innestando infinite nuove storie. La forza dell’intervento trova ulteriore slancio nella scelta del disegno. Questo è non solo la forma più immediata di rappresentazione visiva ma è allo stesso tempo anche la prima modalità con cui ci sono pervenute leggende e miti popolari.”